Oggi sono Edoardo Fiorentino, Francesca Fraccaro e Barbara Marinello a raccontarci una storia…
Questa storia comincia con Morgan Viewskin, un personaggio senza età, dall’aspetto stravagante e surreale. Una parte del suo nome, organ, fa riferimento agli organi, in particolare quelli percettivi della vista e del tatto o pelle (l’organo più grande che abbiamo) che ci permettono rispettivamente di vedere, scrutare, osservare, captare, toccare, percepire, premere, sfiorare, maneggiare. Questi due organi percettivi li ritroviamo nel suo cognome, Viewskin dove view sta per vista e skin sta per pelle, e sono gli organi che fanno da filo conduttore per il nostro concept progettuale che si basa sulla ricucitura a livello zero della pavimentazione di Porta Genova e sulla percezione sia visiva che tattile, data da un suolo texturizzato, con materiali e colori ben chiari e visibili, per direzionare i flussi di pedoni in Porta Genova e migliorare la sicurezza di questi ultimi.
Morgan non sta più nella pelle… O meglio, nella skin…. E vuole che raccontiamo la sua persona, la sua avventura, e come è venuto a conoscenza di Porta Genova.
Morgan Viewskin è un personaggio senza età, ha viso liscio come quello di un neonato e delle mani rugose e segnate dal tempo e dal lavoro come quelle di un anziano falegname. Indossa sempre una maglia a righe bianche e rosse e dei pantaloncini fatti con alghe marine. I suoi capelli sono rossi come un tramonto infuocato e i suoi occhi cristallini come il mare. Morgan vive proprio al mare, ormai da 350 anni e il suo giaciglio è anche il suo migliore amico: un vecchio faro parlante bianco e rosso come la sua maglietta, fisso e immobile ormai da secoli sull’isola delle nuvole, un’isola solitaria in mezzo al mare, coperta sempre da banchi di nuvole e nebbia, con due soli abitanti: faro e Morgan. Faro era in cemento dipinto di rosso e bianco, illuminava sempre le uscite in barca di Morgan per permettergli di ritrovare la strada di casa ma un bel giorno Morgan esce al largo con la sua barca ma al ritorno perde la rotta e non riesce più a scorgere la luce del suo giaciglio-amico faro parlante. Naviga per giorni e giorni senza cibo ne acqua in mezzo al mare, in mezzo al nulla e una sera si addormenta stremato e la mattina si ritrova in mezzo ad uno strano corso d’acqua molto più stretto e torbido del mare dell’isola delle nuvole: si tratta del naviglio di Porta Genova ma Morgan ancora non lo sa. Decide di esplorare questi corsi d’acqua e arriva fino in Porta Genova, lascia la sua barca e inizia ad esplorare questa strana citta: Milano, si così si chiama!! Alcune persone lo scrutano e lui fa lo stesso con loro, altre nemmeno lo notano, camminano velocemente per andare chissà dove, pensa Morgan, parlano, brontolano, ridono al telefono, urlano, guidano auto nel traffico, suonano clacson, inciampano sul pavé sconnesso, mentre Morgan li scruta immobile e stupido, al centro del piazzale di Porta Genova. Tra tutta quella folla però, Morgan non riesce a trovare il suo caro amico faro e così, triste e sbigottito, cammina per la città lentamente e a testa bassa fino a quando, la sera, si ritrova di nuovo sul piazzale di Porta Genova, probabilmente aveva vagato tutt’intorno, e viene abbagliato da una luce che illumina percorsi pedonali con strisce colorate rosse e altre luminose che non c’erano durante la sua visita diurna. La gente che passa di lì ora sembra comportarsi come lui: osserva, ammira stupita e incredula questa nuova pavimentazione mai vista prima. Morgan stupito, capisce di aver ritrovato il suo amico faro: cemento, strisce rosse e luce parlano di lui, vivono di lui e pensa : eccoti faro! La tua luce sembrava avermi abbandonato per un attimo ma ora eccoti qui con me in questa strana città popolata da persone strane che questa mattina erano cupe e tristi e ora sono felici e soddisfatte della tua opera!